Progetto democrazia. Un'idea, una crisi, un movimento (il Saggiatore) by David Graeber

Progetto democrazia. Un'idea, una crisi, un movimento (il Saggiatore) by David Graeber

autore:David Graeber [Graeber, David]
La lingua: ita
Format: epub
editore: il Saggiatore
pubblicato: 2018-03-02T23:00:00+00:00


In effetti, nel leggere gli scritti di John Adams oppure Il Federalista, ci si domanda perché questi autori abbiano così a lungo discusso i pericoli della democrazia diretta di stampo ateniese. Dopotutto si trattava di un sistema governativo estinto da oltre duemila anni, che nessuna figura politica di spicco dell’epoca voleva apertamente restaurare.

È utile a questo punto considerare il contesto politico più ampio. Forse non vi erano democrazie tra i territori nordatlantici del xviii secolo, ma sicuramente vi erano persone che si definivano «democratiche»: in America, Tom Paine ne è forse l’esempio più famoso. Nel periodo in cui il Congresso continentale iniziava a prendere in considerazione l’interruzione dei rapporti con la Corona britannica, in Europa il termine «democratico» stava tornando in auge e i populisti che si opponevano al governo dell’aristocrazia lo usavano per definire se stessi; all’inizio fu forse solo un modo per farsi notare, così come hanno fatto ai nostri tempi i movimenti per i diritti gay con l’adozione della parola queer (eccentrico). In generale si trattava di una ristretta minoranza di fomentatori, e non di intellettuali; pochi di loro proponevano elaborate teorie politiche, mentre molti erano impegnati in campagne contro i privilegi nobiliari ed ecclesiastici, in nome di principi basilari quali l’uguaglianza di fronte alla legge. Quando scoppiarono le rivoluzioni, tuttavia, questi personaggi trovarono il loro habitat naturale nei raduni di massa e nelle assemblee che sempre emergono da queste situazioni, sia che si trattasse delle riunioni municipali del New England o delle «sezioni» della Rivoluzione francese. Per molti di loro le assemblee divennero le fondamenta potenziali di un nuovo ordine politico;9 a differenza degli organi eletti, in queste adunanze popolari non vi erano restrizioni di voto basate sulla proprietà e quindi vi circolavano idee molto più radicali.

Negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della Rivoluzione americana, i patrioti fecero largo uso dei raduni di massa, oltre che della «mobilitazione» (come amavano chiamarla) per azioni collettive quali il Boston Tea Party. Spesso rimanevano loro stessi atterriti dai risultati. Il 19 maggio 1774, per esempio, venne indetto un raduno a New York City per discutere in merito a un boicottaggio delle tasse in risposta alla chiusura del porto di Boston da parte dei britannici; dalla riunione, che probabilmente si tenne in un luogo non distante dall’attuale Zuccotti Park, scaturì forse la prima proposta di istituzione di un Congresso continentale. Ce ne dà un resoconto Gouverneur Morris, allora giudice supremo del New Jersey, rampollo della famiglia che all’epoca possedeva quasi tutta la zona oggi occupata dal Bronx. Morris racconta di aver visto semplici meccanici e commercianti assentarsi per giornate intere dal lavoro e affrontare lunghe discussioni con i possidenti e i loro sostenitori su «le forme future del nostro governo», chiedendosi inoltre «se dovesse fondarsi su principi aristocratici o democratici». Mentre i possidenti sostenevano i vantaggi del proseguire con l’allora vigente (e di fatto conservatrice) Costituzione inglese, macellai e panettieri rispondevano con argomentazioni tratte dai Gracchi e da Polibio:



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